Guida semplice per non intenditori
Quando si pronuncia la
parola VINO si sa già che ci si troverà difronte a due tipologie di
persone:
- l'intenditore, colui che semplicemente SA. Anche se non gli hai chiesto nulla ti darà dei consigli e ti racconterà la storia di quella bevanda a lui così familiare. Non sempre è detto che abbia studiato l'argomento, anzi i più noiosi sono proprio quelli che non lo hanno fatto. Per loro Socrate (o Platone, se siete dubbiosi) si sbagliava quando diceva: “So di non sapere”. Loro SANNO. Punto.
- l'intenditore, colui che semplicemente SA. Anche se non gli hai chiesto nulla ti darà dei consigli e ti racconterà la storia di quella bevanda a lui così familiare. Non sempre è detto che abbia studiato l'argomento, anzi i più noiosi sono proprio quelli che non lo hanno fatto. Per loro Socrate (o Platone, se siete dubbiosi) si sbagliava quando diceva: “So di non sapere”. Loro SANNO. Punto.
- il godereccio,
colui a cui basta che sulla bottiglia (o sulla scatola, per quel che
gli importa) ci sia scritta la fatidica parola per tendere il
bicchiere.
Non so esprimermi su
quale delle due categorie io trovi più fastidiosa, tuttavia sento di
affermare senza dubbio che io faccio parte di una terza categoria,
quella degli sperduti.
Provo una certa
venerazione per il vino e per il processo che lo fa diventare quel
che è, perchè rappresenta davvero un delicato equilibrio tra Natura
e uomo. Allo stesso tempo, quando mi sembra di aver intaccato la
superficie dell'argomento, nuove nozioni mi ributtano indietro al
punto di partenza.
E' un po' come vedere la
riva dal largo e non riuscire a raggiungerla, pur nuotando “con
stile perfetto” [cit. Pensavo fosse amore e invece era un
calesse].
Per questo motivo cerco
sempre di attingere alle conoscenze del gruppo degli intenditori, per
poi verificarle a casa e, nel caso siano giuste, ricordarle.
Per sopravvivere alle
degustazioni, che siano organizzate oppure a casa dell'ennesimo
collega o amico, bisogna ricordare delle cose fondamentali, come ad
esempio che il vino si fa con l'uva.
Lo so, lo so che lo
sapete già, ma forse troppo spesso dimentichiamo che il vino non è
solo succo d'uva. Molte persone pensano che basti schiacciare l'uva
ed aspettare perchè si verifichi una magia che lo trasforma in vino,
una specie di riedizione delle nozze di Cana, ma senz'acqua.
Il succo d'uva a questo
punto fermenta, così, senza
una ragione, solo perchè qualunque frutto schiacciato produce il
proprio succo, ma più alcolico. Se così fosse, anche schiacciando
una fragola e lasciandola un po' lì a decantare, avremmo in tempi
più o meno brevi un buon succo di fragola alcolico, a seconda del
processo di fragolificazione. Che cosa cambia?
Sulla
superficie dell'acino d'uva c'è una sostanza di natura cerosa,
chiamata pruina, che
crea una patina bianca che si rimuove al solo passaggio di un dito
sulla buccia. La pruina viene prodotta dalle cellule superficiali
dell'acino e lo protegge da eccessiva disidratazione e dai raggi
ultravioletti. Inoltre, questa sostanza trattiene sulla superficie
dell'acino alcuni lieviti che danno il via alla fermentazione. E' il lievito
il primo responsabile della vinificazione!
Il
lievito può sopravvivere con vari mezzi. Alcuni tipi respirano ossigeno, proprio come voi e me, mentre altri, in assenza
di ossigeno, possono utilizzare la fermentazione,
degradando zuccheri per ottenere energia,
anidride
carbonica
ed etanolo, responsabile della gradazione alcolica.
Et
voilà,
ecco cosa accade nella tinozza in cui abbiamo pigiato l'uva: un
microrganismo, in assenza di ossigeno ed in presenza di zuccheri
presenti nel chicco d'uva, ricava energia in un modo diverso dalla
respirazione aerobica e produce sostanze che cambiano il substrato,
in questo caso il mosto, in vino.
Naturalmente,
quella di cui abbiamo parlato finora è una versione molto
semplificata del processo di vinificazione. E' possibile che, oltre
ai lieviti “indigeni”
dell'acino spremuto, debbano essere aggiunti altri lieviti, a volte
anche per dare un particolare aroma alla bevanda finale.
Un
buon bicchiere di vino al giorno è consigliato nella propria dieta,
proprio perchè così si integra la propria alimentazione con i
polifenoli,
antiossidanti naturali. Il vino è stato oggetto di numerosi studi
scientifici e per citarli tutti impazzirei, ma sembra realistico il
fatto che l'ingestione di molecole antiossidanti con un bicchiere a
pasto migliorerebbe la salute e molti dei parametri controllati con
le analisi del sangue.
Tuttavia,
dove si trovano queste sostanze ed esattamente in che momento della
vinificazione i polifenoli passano nel vino?
Tutti
sappiamo che l'uva per diventare vino deve essere spremuta in qualche
modo, che sia con una macchina o con i piedi dei contadini non
importa, comunque sia da questo processo nasce il cosiddetto mosto,
che poi può essere allungato con dell'acqua a seconda delle
preparazioni cui andrà incontro. Il mosto inizierà gradualmente a
fermentare e, come abbiamo appena detto, potrà farlo già
spontaneamente o potrà essere aiutato dall' aggiunta di ulteriori
lieviti.
Esistono
fondamentalmente due principali tipi di vinificazione, quella in
rosso
e quella in bianco,
per ottenere le due differenti tipologie di vino.
Nel
primo caso il mosto viene lasciato a contatto con le vinacce, cioè le
bucce ed i piccioli dell'uva, e nelle prime fasi della fermentazione avviene il
processo di macerazione: le sostanze antiossidanti contenute nella parte più
esterna dell'acino e nei vasi più superficiali che si trovano a
contatto con la buccia si trasferiscono al mosto in relazione alla
temperatura e alla durata del contatto di quest'ultimo con le bucce
stesse. Quindi, a seconda di quanto a lungo restano in contatto,
avremo vini rosé e rossi in varie sfumature.
Nel
caso della vinificazione in bianco, invece, le vinacce vengono separate e non avviene la
macerazione. Questo vuol dire che il vino bianco non ha polifenoli?
No, semplicemente ne ha molti meno rispetto a quello rosso perchè
non viene lasciato a decantare con le bucce, ma una parte dei
polifenoli utili viene comunque trasferita al mosto nel momento della
spremitura delle uve.
Questa
è una breve guida molto semplificata, che può servire comunque per
cavarsela egregiamente in caso di degustazione. Inoltre ci servirà
come introduzione per alcuni post successivi in cui potrò
descrivervi la mia esperienza alle degustazioni di vino ed una
piccola gita che ho effettuato nei miei 20 giorni sabbatici di
assenza dal blog.
Vorrei celebrare, inoltre, il principio di collaborazione donando un'immaginaria medaglia al Dr Bonavia, prezioso chimico per i momenti di confusione scientifica, per avermi permesso di districarmi nel mondo dei polifenoli e per avermi evitato di scrivere castronerie o semplici imprecisioni. La competenza è fatta di dettagli, dal mio punto di vista.
Ora
vi lascio con questo delizioso cartone animato, so già che vi
piacerà! In questo caso, faccio l'intenditrice e non la sperduta.
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