giovedì 10 aprile 2014

Il piccolo drago di Medina

Quest'oggi parleremo di cose disgustose e curiose insieme, ma state tranquilli, cercherò di utilizzare un linguaggio non troppo cruento, così da farvi assaporare le novità senza dover cliccare sulla crocettina in alto a destra il più presto possibile.
Nel tempo ho sviluppato un certo tatto, dovendo spesso spiegare ad una mia parente molto prossima cose che lei trovava orripilanti. Siamo passati da una prima fase, in cui urlava e si copriva le orecchie scappando, ad una più recente in cui mi stava a sentire dicendo “Che schifo!”.
Passi da gigante. Non vi dirò, tuttavia, quanti anni sono trascorsi tra i vari stadi.

La storia comincia con la distinzione tra un caduceo e un bastone di Asclepio.
 
Caduceo
Autore: Pulmonological


Spesso c'è molta confusione tra i due: il primo è il bastone della divinità greca Hermes, in cima ha delle ali ed attorno vi sono attorcigliati due serpenti. Hermes (Mercurio per i romani), il messaggero degli dei, era anche, tra le altre mansioni, il protettore di mercanti, pastori, scommettitori, bugiardi e ladri. Un gruppo abbastanza eterogeneo … o forse non troppo? [ndA: qui ci starebbe bene un occhiolino]
I due serpenti sono stati interpretati in varie maniere nella mitologia. Per una breve spiegazione basta uno sguardo a Wikipedia.
Ad ogni modo, per estensione il caduceo è simbolo del commercio e della negoziazione, i cui ideali dovrebbero essere la reciprocità e lo scambio equo. In modo del tutto erroneo esso viene spesso associato alla professione medica. Sarebbe sbagliato anche associarlo alle insegne delle farmacie, ma questa forse è un'altra storia.

Bastone di Asclepio
Autore: Heiland

La confusione nasce dall'esistenza del bastone di Asclepio che attorno ha un solo “serpente” e non ha le alette in cima. Asclepio era una divinità greca associata alle arti mediche i cui attributi erano appunto un bastone e dei serpenti, rappresentazione di quelli non velenosi che venivano utilizzati nei rituali di cura officiati nei templi dedicati a questo dio. Quello del bastone di Asclepio, tuttavia, non è un serpente, ma un nematode, un sottile vermiciattolone parassita dell'uomo, chiamato Dracunculus medinensis, piccolo drago di Medina.
In un passato che si prolunga fino al presente prossimo, il parassitismo di questo verme era una vera e propria piaga per gran parte del Medio Oriente. Infatti, dall'alta incidenza nella città di Medina proviene una parte del suo nome. Il problema esisteva anche in India, Pakistan ed Africa e a causa dell'altrettanto alta frequenza in queste zone uno dei tanti nomi del parassita è "Verme della Guinea".
La contaminazione, infatti, avveniva attraverso l'acqua non trattata, in cui si ritrovavano alcuni microscopici crostacei parassitati dal verme, i copepodi.
Il Dracunculus medinensis è un nematode, un organismo appunto vermiforme, ma molto diverso dal lombrico che di solito inseriamo nello stesso gruppo. Esso ha un corpo sottile e le sue forme larvali sono liberate, alla morte del crostaceo, nell'apparato digerente dell'uomo che ha ingerito acqua e copepodi. Dopo l'accoppiamento le femmine migrano nel tessuto sottocutaneo della parte inferiore del corpo umano e producono delle vesciche. Per diminuire il forte bruciore non è difficile pensare a mettere per un po' il piede lesionato nell'acqua. Esattamente quello che vuole la vermetta furbacchiona, la quale emerge dalla vescichetta e libera nell'acqua le larve al primo stadio di sviluppo. Queste ultime vengono mangiate dai copepodi e subiscono due mute all'interno del crostaceo, dopodichè il ciclo può ricominciare.
Per liberare i contagiati dalla permanenza della femmina di Dracunculus nel sottocutaneo, tuttavia, non esistendo un trattamento chemioterapico adatto, fin dall'antichità si tentava pian piano di far uscire il nematode dalla vescica e lo si invitava ad arrotolarsi su di un bastoncino. Il trattamento poteva durare giorni o settimane, ma non si doveva assolutamente tentare di mettere fretta al verme, ad esempio cercando di tirarlo, poiché esso poteva spezzarsi e rimanere in parte sottopelle, dove avrebbe creato ovviamente un'infezione difficile da debellare.

Nel tempo, per salvare milioni di persone dal contagio, numerose organizzazioni sanitarie si sono impegnate per creare la migliore informazione possibile sulla prevenzione di questo fenomeno, sensibilizzando la popolazione riguardo al consumo di acqua filtrata. Molti paesi hanno così visto diminuire il numero dei contagiati.
Ecco spiegato, dunque, cosa rappresenta il bastone di Asclepio.

Ora, un po' di buona musica e di ironia mentre faccio una telefonata per vedere se anche questa volta sono riuscita a non farla scappare con le mani sulle orecchie.


"I've got you under my skin"
Frank Sinatra

mercoledì 2 aprile 2014

La Grande Carestia e la piccola Phytophthora

Tra il 1845 ed il 1849 nella verde Irlanda, che in molti conoscono ed amano, si sono succeduti degli avvenimenti che hanno lasciato una profonda traccia nella popolazione fino ai giorni nostri.
Lo posso affermare con cognizione di causa, dato che quest'estate ho avuto la fortuna di passare le mie vacanze in questa terra stupenda e sentire numerose persone raccontare di questo avvenimento, così tante che io stessa ho pensato, nella mia ignoranza, si riferissero a fatti accaduti in tempi molto più recenti.
Le cause della carestia, la più grande che ci sia mai stata in Irlanda, sono ovviamente molteplici: la politica economica britannica, le condizioni dell'agricoltura irlandese, l'impennata demografica del paese. A mettere in ginocchio la popolazione fu però un piccolissimo microrganismo, chiamato Phytophthora infestans, per gli amici Peronospora della patata.
Se volessi semplificare potrei raccontarvi che si tratta di una specie di fungo, ma poi voi avreste nella testa l'immagine di un funghetto con il cappello rosso come ce ne sono nei boschi delle fiabe, e sareste terribilmente fuori strada.
Diciamo questo della peronospora:

NON è un fungo, fa parte della classe degli Oomiceti

Si differenzia dai funghi veri e propri perchè la sua parete cellulare è formata da carboidrati diversi (chitina nei primi, una miscela di cellulosa e glucani nei secondi), tuttavia, proprio come i funghi, si sviluppa in modo filamentoso e si nutre di materia in decomposizione. 

Colpisce in particolare le piante che appartengono alla famiglia delle Solanacee, cioè patate, pomodori, melanzane

Per farla breve e dirla con Mina e Cocciante, è questione di feeling. Se state ancora pensando ad un modo di immaginarvi lo sviluppo filamentoso degli Oomiceti, eccovi servita su un piatto d'argento l'immagine dei capelli del bravo cantautore nazionale ad aiutarvi.
In Irlanda la patata arrivò alla fine del 1500, ma con il passare dei decenni prese sempre più campo la sua coltivazione perché era più facile ottenerne un quantitativo adatto al sostentamento su un appezzamento di terreno più piccolo e lasciare il resto all'allevamento.
In relativamente poco tempo, la patata divenne la fonte di sostentamento delle famiglie irlandesi. Permaneva, comunque, un grave problema di fondo: le patate non si conservavano per più di nove mesi e per questo, da giugno a settembre, il mese del raccolto, c'era il cosiddetto periodo di magra per la popolazione.
Con il passare del tempo il prezzo dei cereali aumentò a dismisura, tanto che le famiglie irlandesi iniziarono a basare tutta la loro dieta sul consumo di patate e quindi sul raccolto annuale di questo tubero. Ne fu introdotto anche un nuovo tipo, la varietà Lumper ad alta produttività.
Fu l'inizio della fine.
Già nel primo decennio del 1800 la patata Lumper si dimostrò molto vulnerabile ad organismi parassiti e ne seguirono dei raccolti disastrosi.
Nel 1846, tuttavia, la situazione peggiorò ancora nel momento in cui il nostro oomicete, Phytophthora infestans, colpì i raccolti di patate facendoli diventare dei semplici ammassi di materia marcia, immangiabili ed irrecuperabili dal punto di vista della coltivazione. Il prezzo dei tuberi arrivò alle stelle e di conseguenza ridusse allo stremo le già povere famiglie irlandesi, della cui dieta poco differenziata abbiamo già parlato sopra.
Ovviamente nessuno fino al 1882 seppe dare una spiegazione a quello che stava accadendo ai raccolti e perciò nessuno aveva la minima idea su come arrestare il morbo. Fino al 1849, circa un milione di irlandesi morì di fame, mentre più o meno lo stesso numero iniziò quella che fu l'ondata migratoria più consistente che ci sia stata a partire dall'isola. Un flusso continuo di persone denutrite e in cerca di un posto migliore in cui vivere si riversò su navi che le portavano verso gli Stati Uniti e il Canada, ma coloro che vi arrivavano spesso erano dei malati terminali di tifo, molti dei quali non riuscivano nemmeno a superare la quarantena.
La Grande Carestia è vissuta ancora oggi come un ricordo vivido ed impresso nella memoria di un'intera nazione, una cicatrice che probabilmente mai scomparirà del tutto.

E' dello scorso anno l'annuncio della scoperta del preciso ceppo patogeno che ha dato luogo alla Grande Carestia, grazie al lavoro svolto da un gruppo di ricercatori del Sainsbury Laboratory di Norwich, UK.
A partire da alcuni campioni di foglie vecchie di 120/170 anni e provenienti da Irlanda, Regno Unito, Europa e Nord America (i paesi colpiti dalla malattia trasmessa dalla peronospora), il gruppo è riuscito a sequenziare il DNA dell' oomicete.
Comparando il DNA dei ceppi moderni con quello dell'epoca della Grande Carestia ci si è accorti che la Phytophthora che ha causato quest'ultima non esiste più. Al suo posto esiste un altro tipo di microrganismo che tutt'oggi causa malattie dei raccolti, sebbene in maniera molto minore.
E' stata confermata la provenienza della Phytophthora infestans dall'America, tuttavia, “leggendo” il DNA del vecchio ceppo ormai scomparso e confrontandolo con quello moderno, si assiste ad una diversificazione del genoma impressionante.
Il genoma dell' oomicete trasformista cambia prima all' interno del continente americano e poi nel momento in cui il microrganismo, portato tramite nave dal Nuovo Continente, approda in Europa.
Solo agli albori del '900 il “vecchio” genoma scompare, probabilmente a causa dell'introduzione di colture più resistenti, sostituito dal nuovo microrganismo, quello che ancora oggi attacca i raccolti, ma lo fa in modo meno aggressivo del precedente.
Dalla Grande Carestia esce un' Irlanda in ginocchio.
Molti dei principali protagonisti della lotta per l'indipendenza irlandese sono genealogicamente correlati con gli stessi emigranti costretti ad andarsene dal proprio paese per colpa dei raccolti andati in malora.
Il sentimento popolare comune, tuttavia, era quello di essere stati cacciati dalla loro terra per colpa di una politica economica inglese che aveva messo in ginocchio un' intera nazione con le sue decisioni.
Alcune volte avvenimenti epocali partono da piccole cose, come un oomicete. 


"Fields of Athenry" - The Dubliners

Testo "Fields of Athenry" in italiano: http://it.wikipedia.org/wiki/The_Fields_of_Athenry