La prima volta che vidi
uno scarafaggio in vita mia fu a scuola. Non era morto e conservato
sotto formalina per scopi didattici, ma si aggirava leggiadro tra gli
zaini ed i pioli dei banchi nell'aula semivuota in un mattino
invernale. Stranamente non fu un sentimento di schifo quello che mi
sorprese, ma di curiosità. In molti parlavano di questi animaletti
orridi con tantissime zampette, anche Teo Robinson aveva un amico
che si chiamava Scarafaggio ne “I Robinson” e vederlo dal vivo
era un evento dal mio punto di vista. E' naturale che mi feci qualche
domanda, dato che il nostro primo incontro fu in un edificio
scolastico piuttosto che in una discarica, tuttavia con il senno di
poi ho chiare molte più cose.
Ad esempio, durante il
mio primo trasloco, nella penombra del salotto vidi uno scarafaggio
attraversare il parquet scuro e nascondersi sotto un mucchio di
giornali. Alle mie urla e vibrazioni, rispose tornando indietro verso
gli scatoloni del trasloco. Finì male per lui, ma di sicuro non per
merito mio, dato che l'idea di schiacciare un insettone di quelle
dimensioni mi dava il voltastomaco. In seguito una mattina, scendendo
dal letto, ne trovai uno agonizzante vicino alle mie ciabatte (nel
frattempo avevo piazzato delle trappole). Di nuovo seguì il momento
di caccia, con una me stessa urlante sul letto.
La mia casa è sporca?
Non direi, date le mie innate manie igieniche. E' stata costruita di
recente? No, forse c'entra qualcosa. Finirò come il vecchietto
cattivo di Creepshow (evito
il link perchè è abbastanza disgustoso)? Non lo so, ma comunque da
parecchio tempo ho abbracciato l'idea di conoscere meglio il mio
“nemico” e tentare in questo modo di capire quale sia la
battaglia personale che sta combattendo, al fine di comprendere
meglio la sua posizione. Inutile dirlo, tendo ad antropomorfizzare
qualsiasi cosa, ormai lo avrete capito.
Ho
introdotto l'argomento scarafaggi perché qualche tempo fa ho letto
un trafiletto interessante su un settimanale. Aveva per argomento gli
scarafaggi di New York e vi era scritto che quasi in ogni quartiere
della Grande Mela esiste un particolare gruppo di questi insetti,
arrivato da tempo immemore e lì ormai diventato stanziale. Con lui,
ovviamente, anche il suo DNA si trova in quel preciso quartiere e,
attraverso un ambizioso progetto di DNA Barcoding,
la Rockefeller University sta cercando di “etichettare” i vari
gruppi, cioè di dividere i vari tipi di scarafaggi in abitanti dell'
Upper East Side, Brooklin, East Side e così via, a scopo
tassonomico.
Il
DNA Barcoding (barcode
significa codice a barre in inglese) è un metodo di classificazione
degli organismi eucarioti basato sul riconoscimento di un breve
marcatore genetico, una sequenza di DNA di poche basi, per
identificare un organismo appartenente ad una specie definita. A
differenza di altri metodi, il DNA barcoding non è usato per cercare
relazioni tra organismi, ma per collocare un campione ignoto
all'interno di una classificazione già esistente. Rimane comunque
ovvio che, nel caso l'organismo ignoto non possa essere inscritto in
nessun gruppo già esistente, si potrà parlare di una nuova specie.
Per
quanto riguarda gli animali si è scelto di prendere come barcode
una parte del gene che codifica per la citocromo ossidasi
mitocondriale. Prima e più importante caratteristica, il DNA
prescelto per svolgere questo ruolo deve avere una grande variabilità
tra le specie ed una scarsa variabilità all'interno della specie.
Sebbene
il metodo non sia stato accolto da tutta la comunità scientifica con
lo stesso entusiasmo e siano stati avanzati numerosi dubbi sulla sua
efficacia, esistono diversi progetti scientifici fondati proprio sul
DNA Barcoding.
Secondo
i dati della Rockefeller Univesity, nell' Upper East Side sembra
prevalere il German Cockroach, arrivato lì con le prime ondate
migratorie europee, mentre fuori Manhattan è diffuso l'American
Cockroach, probabilmente giunto dall'Africa con altre migrazioni,
quelle degli schiavi.
Visitando
il sito apposito
(National Cockroach Project) ogni cittadino di New York può
contribuire all'invio di campioni (morti, come c'è scritto
espressamente; chissà, magari c'era gente che li mandava vivi nella
busta chiusa). Che cosa si ottiene in cambio? Tra le altre cose, come
espressamente citato nella home page: a cool topic to talk
about with friends, un argomento
figo di cui parlare con gli amici.
Già, magari davanti ad una pizza.
Anche se io non ricordo molte persone entusiaste quando, durante una cena, mi metto a spiegare le terribili cose che possono nascondersi nella carne cruda; figuriamoci con gli insetti cosa succederebbe.
Già, magari davanti ad una pizza.
Anche se io non ricordo molte persone entusiaste quando, durante una cena, mi metto a spiegare le terribili cose che possono nascondersi nella carne cruda; figuriamoci con gli insetti cosa succederebbe.
Quali
sono gli interrogativi che giacciono al fondo di questo progetto?
Studiare l'evoluzione ed i pattern migratori degli scarafaggi
attraverso il loro DNA, scoprirne magari nuove specie e, perché no,
sensibilizzare la popolazione.
A
dispetto di quello che si può pensare, solo 4 o 5 specie di
scarafaggio sono effettivamente dannose per l'uomo perché
contaminano le derrate alimentari stoccate nei magazzini. In realtà
l'insetto è solo un mezzo attraverso il quale l'uomo può subire una
contaminazione indiretta, dato che esso frequenta spesso posti
abbastanza discutibili, come gli scarichi fognari ed i cassonetti, e
poi entra in casa con il suo vestitino di batteri, virus, epatite A e
così via.
Di
per sé, tuttavia, gli scarafaggi sono origine di fenomeni allergici,
come l'asma, nella specie umana.
Molti
entomologi sono impressionati dalla capacità evolutiva del genoma
degli scarafaggi. Da sempre si sa che sono difficili da eradicare una
volta che si sono installati in casa, tuttavia stanno emergendo nuovi
individui capaci di evitare le trappole fondate su miscele contenenti
glucosio come esca.
Dopo
più di dieci anni dall'uscita del film, ho finalmente capito questa
scena di "Men In Black" in cui un gigantesco alieno – scarafaggio si
impossessa del corpo di un contadino ed entrando in casa chiede alla
moglie un bicchiere di acqua con tantissimo zucchero.
Per
concludere, il titolo di questo post ricorda una frase di
incoraggiamento coniata da un mio compagno di classe, il quale amava
ripeterla come posseduto da una forza soprannaturale all'interrogato
di turno. Nessuno pensava che un fondo di verità ci fosse davvero,
dato che nel corso degli anni lo scarafaggio è stato preso come
esempio di resilienza in campo entomologico (nda: dal latino resiliens -entis, part. pres. di resilire, "rimbalzare" - in ecologia e biologia è la capacità di un materiale di autoripararsi dopo un danno o di una comunità (o sistema ecologico) di ritornare al suo stato iniziale dopo essere stata sottoposta ad una perturbazione che l'ha allontanata da quello stato. In psicologia, la resilienza viene vista come la capacità dell'uomo di affrontare le avversità della vita, di superarle e di uscirne rinforzato e addirittura trasformato positivamente1)
Lo
scarafaggio, capace di resistere senza cibo per tre mesi e senza acqua
per un mese, resistente al freddo in alcuni casi e certe volte quasi
immortale dopo essere stato schiacciato, è stato citato persino da
Madonna in una sua dichiarazione:
“I
am a survivor. I am like a cockroach, you just can't get rid of me”
- “Sono una che sopravvive. Sono come uno scarafaggio.
Semplicemente, non ci si può liberare di me”.
1
– fonte: Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Resilienza