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Se non avreste mai creduto di poter vedere in vita vostra una pannocchia di mais di un colore diverso dal giallo, dovrete cambiare idea dopo aver letto questo post.
Se non avreste mai creduto di poter vedere in vita vostra una pannocchia di mais di un colore diverso dal giallo, dovrete cambiare idea dopo aver letto questo post.
Che
ci crediate o no, esiste una varietà di mais colorato. O meglio,
esiste da un po' di tempo, grazie alla pazienza e ad un certo grado
di dimestichezza con la coltivazione delle piante di granoturco di
Carl Barnes, agricoltore statunitense.
Il
signor Barnes, per metà di origine Cherokee, tuttora
vivente in
Oklahoma, ha voluto cercare il legame con le sue origini piantando
antiche varietà di mais che erano cadute nell'oblio, soppiantate da
tipologie più resistenti a freddo ed intemperie.
Man
mano che il suo mais cresceva ha voluto immaginare che ci fosse la
possibilità di crearne una varietà con chicchi di colore diverso
l'uno dall'altro, tutti nella stessa tonalità oppure belle
pannocchie color arcobaleno.
Non
storcete il naso, non sto parlando dei tanto temuti OGM, di cui di
frequente si parla molto e a sproposito, ma di un uomo che ha
dedicato gran parte della sua esistenza a individuare piante che
avessero particolari colori della pannocchia. In seguito le ha
selezionate e quindi ripiantate, osservando cosa accadeva nella
generazione successiva.
Per
completezza, è bene ricordare che il colore della pannocchia di mais
non è influenzato dall'ambiente esterno, come invece accade per
altre caratteristiche della pianta, come ad esempio l'altezza. Quindi
la pannocchia multicolore deriva solo da incroci effettuati da mano
umana.
Non
si sa con precisione per quanti anni Barnes abbia lavorato a quello
che viene chiamato Glass Gem Corn o Mais Gemma di vetro, scegliendo
le piante che producevano chicchi dai colori vividi, ma il risultato
è visivamente straordinario.
Gran
parte della diversità del mais che esisteva in passato si è ormai
estinta, probabilmente a causa della diffusione della
monocoltivazione e delle piante che danno una resa migliore e
possiedono maggiore resistenza. Ciò ha inevitabilmente causato una
restrizione della biodiversità vegetale e, per tutte le piante che
facevano fatica ad essere produttive e resistenti, il pericolo di
scomparsa.
Nelle
foto potete vedere solo alcune delle varietà di colore delle
pannocchie di mais, normalmente commestibili e che danno la
possibilità di piantare i semi per ottenere una nuova generazione.
Glass Gem Corn - via Seeds Trust Facebook page |
La
domanda è lecita: ma a che cosa serve una pannocchia multicolore, se
quelle gialle sono già commestibili?
La
mia personale opinione è che in un mondo in costante omologazione,
fatto che ha i suoi pro ed i suoi contro indubbiamente, un po' di
diversità in più non fa mai male.
La
pannocchia colorata onora il lavoro di un uomo con una forte passione
ed una costanza nella ricerca e nella selezione che sarebbe bene
tenere a mente.
Stagione
dopo stagione il suo mais è cresciuto, lo ha sfamato e gli ha
permesso di esternare in qualche modo la sua creatività.
Naturalmente
Carl Barnes è stato solo il primo di una schiera di agricoltori, di
professione e non, che hanno iniziato a piantare i semi del suo mais.
I preziosi chicchi furono donati infatti alla Seeds Trust, una
piccola azienda dell'Arizona a conduzione familiare, che si incaricò
di preservare questa varietà di mais. Più tardi l'azienda si è
evoluta nella NATIVE Seeds/Search, un'organizzazione no profit che si
occupa della conservazione di semi di particolari specie vegetali
(www.nativeseeds.org).
C'è
un vero e proprio negozio online
da cui si possono ordinare semi di diverse piante, tra cui ovviamente
il famoso Glass Gem Corn, un tipo di mais che non si mangia
direttamente dalla pannocchia, ma è ottimo per ricavarne farina e
popcorn.
Non potrete tuttavia mostrare agli amici convenuti nella vostra casa il pop corn colorato; mi dispiace informarvi che è bianco!
Non potrete tuttavia mostrare agli amici convenuti nella vostra casa il pop corn colorato; mi dispiace informarvi che è bianco!
Nel
1983 Barbara McClintock ottenne il premio Nobel per i suoi studi e le
sue scoperte riguardanti gli elementi trasponibili del genoma del
mais.
I
trasposoni sono delle parti di DNA che saltellano qua e là nel
genoma (succede anche in quello umano) e provocano ripercussioni
sull'espressione genica: un gene può smettere di produrre proteine o
risultare inalterato dall'inserzione di un elemento trasponibile
nella sua sequenza.
Il
fatto più eclatante ed anche quello che permise alla McClintock di
ottenere l'ambito premio fu quello di sfatare il mito di un genoma
immobile.
Senza
approfondire troppo il concetto, esistono due tipologie di
trasposoni: quelli che riescono a muoversi nel genoma da soli e
quelli che non ci riescono.
Un
po' come quando ti raccontano la storia che nella vita esistono due
gruppi di persone: quelle che stanno alla guida e quelle sedute sul
sedile del passeggero. I primi riescono ad andare dove vogliono e gli
altri invece devono per forza farsi portare.
A
differenza dei meccanismi di ricombinazione genica, che sono mirati
ad una determinata posizione sui geni, la trasposizione è casuale e
può avvenire in ciascuno dei 10 cromosomi del mais.
Un
chicco di mais è composto da tre strati: l'endosperma, la parte più
interna, il pericarpo e l'aleurone, la parte più esterna.
La
colorazione dei chicchi è regolata dalla sovrapposizione di questi
tre strati. Essi possono assumere diverse sfumature a seconda dei
geni che si esprimono o addirittura nessuna colorazione, come nel
caso dell'endosperma, se il trasposone interrompe il gene che di
solito fa produrre la proteina responsabile del colore giallo.
Parlando
con una mia amica di questo argomento, lei mi ha fatto una domanda
che al principio mi ha spiazzata, poi mi ha spinta a fare ulteriori
ricerche.
Ve
la scrivo.
Molti
dei colori che vediamo in queste pannocchie sono secondari, formati
cioè per sovrapposizione dei diversi strati del chicco, cosa che
torna anche a me che di disegno e pittura ci capisco poco o niente.
Il
giallo e il rosso, colori primari, risultano normali anche
nell'esperienza comune, visto che di pannocchie gialle ne avrete
viste a bizzeffe e quelle rosse sono dovute ad un endosperma bianco a
cui si sovrappongono strati rossastri, ricchi di antocianine e
flobafeni, presenti nei due strati più superficiali del chicco.
Ma
il blu, come ve lo spiegate? E' un colore primario, quindi il gioco
delle sovrapposizioni non funziona più, tuttavia gli strati più
esterni sono rossastri di solito, perciò come si fa ad ottenere una
tinta del genere?
Esiste
il mais blu, gentili lettori, ed è semplicemente un mais normale con
un' altissima concentrazione di antocianine negli strati più
superficiali del chicco, che da rossastri arrivano ad una colorazione
che vira al blu.
Si
tratta di una di quelle antiche varietà di mais di cui parlavamo
all'inizio di questo post, coltivata un tempo dalle tribù native
americane degli Hopi e ancora oggi in alcuni stati come l'Arizona ed
il New Mexico, oltre che in Messico.
Per
dire, negli Stati Uniti si trovano anche le patatine di mais blu.
Quindi
anche per i chicchi blu si può parlare di sovrapposizione di strati
ricchissimi di antocianine su un endosperma base bianco.
Per
ulteriori approfondimenti consiglio questo post che per me è stato
molto chiarificatore: Jumping genes make fall come alive dal blog di Kirk Maxey.
Oltre
a questo, vorrei personalmente ringraziare il curatore di
quest'ultimo blog per la sua gentile disponibilità e dedicare a lui
questo piccolo scritto.